Le riflessioni del vice presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e docente di viticoltura ed enologia dell’Università di Torino. “Fissare limiti su alcuni parametri produttivi nei disciplinari, che vanno oltre quanto previsto dalla normativa generale, forse oggi non ha più senso. Come non lo avrebbe aprire alle varietà internazionali in denominazione ricche di vitigni autoctoni. Diverso il discorso sulle varietà resistenti, che merita una riflessione approfondita”.
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