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EDITORIALE

Un percorso virtuoso

Oggi forse più che mai, lo spumante, cavalcando l’ulteriore tendenza che sta caratterizzando lo scenario del buon bere mondiale, e cioè la ricerca sempre più spasmodica di un sorso easy e versatile, fuori dai riti un po’ datati del cavatappi o del decanter, pare essere la quadratura del cerchio. È un vino che si può approcciare in modo più immediato e la presenza, per l’appunto, della carbonica, lo rendono un prodotto fragrante per sua essenza e quasi immediatamente universale, capace persino di coinvolgere gli astemi. Ma al di là di questa solida componente, in Trentino, soprattutto nel recente passato, non si è soltanto approfittato di un trend, qualcuno direbbe di una moda. Si è cercato, e pare con successo, di costruire un vero e proprio “sistema”, che potesse anche mettere al riparo dalle incertezze del futuro (ed oggi, lo sappiamo bene, lo scenario economico e politico è preoccupante e sta creando grandi insicurezze). Si è lavorato per creare una compattezza tra le 64 case spumantistiche, coordinate dall’Istituto Trentodoc, dove ci fosse lo spazio per il produttore artigianale come per il top player i cui prodotti sono sul podio della Formula 1 e le grandi cooperative del territorio, ago della bilancia fondamentale per l’economia di tutta una Regione. Ma non solo. C’è anche la Fondazione Mach, impegnata nella formazione dei tecnici e nella ricerca scientifica. E poi, evidentemente, ci sono i vini. Accomunati da determinate caratteristiche, ma differenziati da lavorazioni e maturazioni diverse, a formare una policromia all’insegna della qualità del Metodo Classico e del richiamo ad un territorio.

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