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Amarone: cambiamenti climatici e annata 2018

Protagonista della recente “Amarone Opera Prima” 2023 è l’annata 2018 dell’Amarone (qui e qui gli articoli dedicati ai nostri assaggi) che, come praticamente nel resto dell’Italia enoica, è da rubricare tra i millesimi buoni ma non grandi. A rubare la scena, anche nella Valpolicella, ci sono le minacce climatiche che hanno ormai un peso significativo sull’andamento delle vendemmie. Anche il Consorzio della Valpolicella ha delineato un 2018 dall’andamento relativamente instabile, con le copiose piogge primaverili a reidratare i terreni siccitosi ereditati dal 2017 e le temperature sopra alla media stagionale a dotare le uve di buoni carichi zuccherini, ma con i livelli di acidità a farsi inferiori alla media. Dal punto di vista stilistico, tuttavia, la tendenza degli Amarone ad assumere una fisionomia diversa dal passato (più giocata sulla finezza aromatica e su un sorso più reattivo e meno polputo e legato ad una dolcezza diffusa) ha segnato anche l’annata 2018. Si tratta di una tendenza che abbiamo già rilevato nei nostri passati assaggi (come nelle monografie 201920202021 - 2022) e che abbiamo continuato a registrare anche nella degustazione di questa edizione, con vini proiettati, nella stragrande maggioranza, ad affrontare le nuove sfide con etichette interessanti, che delineano un quadro complessivo in movimento e, forse, non privo di sorprese future. Vini che avrebbero meritato le pagine della nostra monografia sull’Amarone e che prenderemo in esame, fra gli altri, nella nostra rubrica settimanale “I Vini di WineNews”, come quelli delle aziende Monte del Frà, Monte Zovo, Pasqua, Brigaldara, Roccolo Grassi, Costa Arènte, Albino Armani, Terre di Leone, Clemente, Tenute Sant’Antonio, Pieropan, Valentina Cubi, Vigneti di Ettore, Eleva, Rocca Sveva, e Sartori, solo per fare alcuni esempi.

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