“74 Docg, 332 Doc e 118 Igt sono, effettivamente, troppe. Rappresentano un patrimonio di biodiversità e ricchezza territoriale e culturale del nostro Paese che non possiamo negare, ma non significa che ognuna di queste centinaia di denominazioni abbia la possibilità di diventare elemento di successo e traino per il proprio territorio e per i produttori che ci vivono. Dobbiamo renderci conto che sono troppe per farci capire all'estero, che alcune di queste potrebbero essere utilmente trasformate in sottozone di denominazioni più grandi”.
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