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SPUNTATURE

Il valore aggiunto del Trentino

Il Trentino sta contribuendo attivamente alla crescita dell’appeal del Metodo Classico made in Italy. E la sua strategia, forse prima di tutti, ha compreso l’importanza, accanto all’accrescimento qualitativo delle sue etichette, del promuovere il turismo di qualità, mettendo assieme l’amore per la montagna, lo sport, la gastronomia, la storia, la cultura, gli eventi, e l’attenzione per la natura. Un processo che ha “inglobato” anche gli Spumanti di Montagna, tanto da piazzarsi nel podio delle regioni spumantistiche dopo Veneto e Lombardia, pur rappresentando solo il 2% della produzione nazionale, ma caratterizzandosi proprio per l’appeal del suo territorio. Un territorio nel quale il vino è storicamente motore economico, con gli Spumanti di Montagna a rimarcare un valore identitario difficile da trovare altrove, dove la montagna non è un contorno ma il vero e proprio contenuto dei vini. Certo, le sfide ci sono. La dimensione internazionale del Trentodoc deve ancora crescere, soprattutto in un’epoca in cui gli sparkling sembrano gli unici vini a garantire quote di mercato, grazie alle loro caratteristiche di freschezza, bevibilità e versatilità, non solo nell’abbinamento ma anche nel loro saper stare sui tavoli del bere occasionale. E, certamente, anche il Trentino è interessato dai mutamenti climatici. Con lo spostamento dei vigneti in altitudine, per esempio, che apre uno scenario nuovo, coinvolgendo le comunità locali nell’introduzione della viticoltura in montagna mantenendo il rispetto del paesaggio e degli equilibri territoriali. Un tema che, anche in questo caso, mette in pole-position il Trentino, come dimostra la discussione già aperta sull’Altipiano del Baldo, con la proposta di un nuovo modello di espansione della viticoltura in altitudine in un luogo di particolare pregio naturalistico e dove già alcuni imprenditori stanno investendo guardando al futuro.

(fp)

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