I consumi di vino in Italia continuano a scendere, ma c’è chi va in controtendenza: sono le bollicine. Ma qual è il segreto di un successo che non sembra conoscere limiti? Probabilmente non abbiamo a che fare con un segreto ma, piuttosto, con una serie di elementi, alcuni addirittura codificati dalla storia, altri molto più di superficie, ma che, tutti assieme, costituiscono uno dei trend più interessanti (e in crescita) dell’intero universo in bottiglia (già, perché questo fenomeno non riguarda soltanto l’Italia enoica). Cominciamo con il dire che nell’immaginario collettivo lo spumante rappresenta, più di ogni altro vino, un vero e proprio simbolo. Un simbolo di ricchezza e/ di status a volte, sempre il simbolo della festa, che sia quella in famiglia o quella che arriva al termine di una gara di Formula 1. Un vino, insomma, capace di rallegrare e di regalare un momento di serenità, di cui, naturalmente, tutti e in ogni occasione abbiamo bisogno. Ma capace anche di diventare protagonista in un film, in un romanzo o in una canzone. Oltre a queste fondamentali dinamiche, c’è poi da fare i conti con il suo carattere più intimo e cioè quello di prodotto enoico. Oggi forse più che mai, lo spumante, cavalcando l’ulteriore tendenza che sta caratterizzando lo scenario del buon bere mondiale, e cioè la ricerca sempre più spasmodica di un sorso facile e versatile fuori dai riti un po’ datati del cavatappi o del decanter, pare essere la quadratura del cerchio. È un vino che si può approcciare in modo più immediato e la presenza, per l’appunto, della carbonica, lo rendono un prodotto fragrante per sua essenza e quasi immediatamente universale, capace persino di coinvolgere gli astemi.
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