“Con il primo lockdown si è recuperato il piacere di cucinare insieme, ma credo e spero che sia cresciuta anche la sensibilità rispetto a ciò che mangiamo, che contribuisce in maniera determinante alla nostra salute, alla nostra vita ma anche al nostro rapporto con il territorio. L’informazione enogastronomica non è mai abbastanza, nonostante il boom, sul piccolo schermo, degli ultimi anni, con la spettacolarizzazione degli chef star. Spero che possano rivelarsi utili e rendere consapevoli le persone delle fortune che custodiamo, in termini di eccellenze, tradizioni e biodiversità. Mi piace comunque di più raccontare una partita di calcio, ma come dice Mourinho “chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”. Credo ci sia un legame forte, sono piaceri della vita, e si mescolano con la cultura popolare. Basti pensare al maestro Gianni Mura e a come raccontava il Tour de France. Donnarumma è un Fiano, Verratti, nonostante sia abruzzese, è un Arneis, un bianco in terra di rossi, Chiellini è il Friulano, anche se è livornese, Chiesa è un Sauvignon, perché le sue note fruttate hanno dato la svolta al nostro Europeo, e infine Jorginho, un italo brasiliano che ha scelto l’Italia, come un vino rosso corposo, un Amarone”.
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