“Ogni volta che assaggio un vino diverso è una degustazione alla cieca, c’è maggiore emotività, ma anche capacità di coglierne l’estetica. In fin dei conti, il vino è un’arte non visiva, e chi lo fa un artista. Senza poter vedere, non subisco l’influenza dell’etichetta, ma posso limitarmi a sentire il vino. Sono innamorato di Borgogna e Champagne, senza togliere nulla all’Italia, dove il Nebbiolo è il leader in assoluto, ma amo molto il Verdicchio ed i vini di Lazio ed Abruzzo”.
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