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Consorzio Collio 2025 (175x100)
EDITORIALE

L'affermazione dei bianchi rinnova il successo del Collio

Il Collio è attualmente uno tra i territori del vino italiano più in salute, grazie anche alla ritrovata spinta propulsiva dei vini bianchi sui mercati di tutto il mondo. E, in questo lembo del Friuli Venezia Giulia in provincia di Gorizia, il 90% della superficie vitata è, per l’appunto, allevata con varietà a bacca bianca: circa 1.300 ettari a vigneto, per una produzione complessiva intorno ai 7.000.000 di bottiglie, che viene venduta in prevalenza negli Stati Uniti, in Germania e in Italia. Le vicende di questo areale di confine - dove si parla italiano, friulano e sloveno - sono oggi in mano ad una generazione di figli di contadini diventati agronomi ed enologi, che guardano alla Mitteleuropa e per i quali Italia e Slovenia sono un unico territorio. Ma anche alcuni marchi top del vino italiano hanno concentrato qui nel recente passato il loro interesse, come ad esempio Attems di proprietà di Frescobaldi o Borgo Conventi di Villa Sandi; Antinori, che nel 2021 ha acquisito la maggioranza della cantina Jermann; o Tommasi, co-proprietario di Russiz Superiore. Nel 1964 è nato il Consorzio Collio, che oggi raccoglie 180 aziende sulle 270 complessive (ci sono anche 120 aziende imbottigliatrici) e che, con i suoi sessanta anni di storia, ha contributo in modo decisivo allo sviluppo e al consolidamento di uno dei luoghi d’elezione della produzione bianchista del Bel Paese: lo racconta questa monografia e lo hanno confermato “I Quaderni di WineNews” del 2024, 2020 e 2019. Una sorta di mezzaluna, tra le Alpi Giulie ed il Mare Adriatico, dove si allevano - su suoli formati da stratificazioni di marne ed arenarie, dette in loco “ponca” - varietà di antica coltivazione, come la Ribolla Gialla e il Friulano, e internazionali ben ambientati, come il Pinot Grigio e il Sauvignon Blanc.

(fp)

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