Il Chianti Classico, territorio che sarà ulteriormente valorizzato dal Distretto Rurale del Chianti (costituitosi nel 2019) e dalla candidatura a patrimonio UNESCO, dimostra una concreta solidità, crescendo commercialmente nel 2021 (lasciandosi alle spalle le criticità della pandemia e iniziando in positivo anche il 2022), almeno prima dello scoppio della guerra russo-ucraina, che purtroppo porta con sé - oltre alla tragedia delle armi - anche una totalizzante incertezza e una crescita dei costi energetici e delle difficoltà di reperire materie prime. Questa solidità trova altro terreno fertile nelle nuove Uga (Unità Geografiche Aggiuntive, ovvero San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio) e nei recenti valori positivi di mercato: il 2021, nel dettaglio, si è infatti concluso con un +21% nelle vendite sul 2020, e +11% sul 2019; una crescita rilevata anche nel 2022 che, a fine febbraio, aveva già un +7% sul primo bimestre 2021. Questo è il “fortino” da cui la denominazione del Gallo Nero affronterà i rischi attuali, confidando anche su una qualità dei vini in decisa crescita (vi rimandiamo allo storico delle monografie 2018 - 2019 - 2020 - 2021 e ai resoconti della Chianti Classico Collection 2022) come dimostrano la maggior parte delle cantine, da Ricasoli a Castell’in Villa, da Monteraponi a Bindi Sergardi, da Castello di Albola a Pomona, da Monsanto a Istine, da Maurizio Alongi a I Fabbri, da Carpineta Fontalpino a La Montanina, dall’Erta di Radda a Le Miccine, da Val delle Corti al Colombaio di Cencio, dal Castello di Querceto a Vallepicciola, da Folonari a Piccini, da Cafaggio e Carpineto, fino a Castelvecchi.
(fp)
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