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SPUNTATURE

Punti di forza della Franciacorta

Sembra una storia recente quella della Franciacorta (riconosciuta Doc nel 1967 e Docg nel 1995), che il territorio ha saputo costruirsi con un percorso enoico di eccellenza, grazie soprattutto al dinamismo dei suoi produttori, alle scelte consortili - sempre in linea con le questioni più significative sul tappeto - e ad un nome capace di restare indelebilmente in testa, complice di collaborazioni contemporanee con il mondo della moda, dei motori, del cinema nazionale e internazionale. Ma sappiamo che in realtà il legame fra vino e Franciacorta è antico, testimoniato dal manoscritto “Le origini del Franciacorta e del Rinascimento italiano” e dall’attività secolare del Convento dell’Annunciata a Rovato. Oggi questo successo di storia, ricerca e creatività, confluito nel docufilm di WineNews, si misura in numeri, con una produzione complessiva della denominazione che si attesta attorno ai 20 milioni di bottiglie: un numero in assoluto non piccolo ma, se messo a confronto con le aree spumantistiche mondiali, quasi “di nicchia”. Un elemento, quest’ultimo, che è al contempo un punto di forza e di debolezza di questo areale e che costringe gli spumanti ottenuti nel bresciano a guardare più al mercato interno (storicamente non privo di criticità) che al “mare magnum” internazionale. Ma la Franciacorta - oggi la denominazione con la percentuale più alta di vigneti a biologico - ha saputo anche riscoprire un vitigno di antica coltivazione, l’Erbamat (varietà tardiva, dai profumi neutri, ma dotata di notevole acidità), introducendolo nella base ampelografica del Franciacorta e del Franciacorta Rosè. Un’operazione non solo effettuata per incentivare un valore aggiunto derivato dall’adozione di vitigni del territorio, ma anche per trovare varietà in grado di resistere meglio al riscaldamento climatico, ormai sotto gli occhi di tutti, con allarmanti ripercussioni in viticoltura anche in Franciacorta.

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